quinta-feira, 16 de janeiro de 2014

La prima lapide ha 14.000 anni

Celebrava le imprese di un super-cacciatore morto a 25 anni nel bellunese


La lapide del cacciatore di Sovramonte
 
Era un cacciatore così abile che alla sua morte, avvenuta a 25 anni, 14.000 anni fa i suoi simili hanno realizzato una stele funebre, probabilmente la prima della storia umana, per segnare la sepoltura in una grotta appositamente preparata con tanto di corredo funebre.

Si tratta del cacciatore di Sovramonte (Belluno) la cui storia - pur conosciuta dagli anni '80, quando i suoi resti sono stati ritrovati da un appassionato del luogo, Aldo Villabruna - non ha avuto la fortuna mediatica di due "personaggi" come Oetzi, la mummia del Similaun vecchia di "soli" 4mila anni o dell'uomo di Mondeval i cui resti risalgono a 7.500 anni fa.

Per i due personaggi "famosi" sono stati realizzati musei mentre per il loro avo della fine del paleolitico superiore (epigravettiano) nulla di tutto ciò, nonostante la presenza di quella stele funebre di cui tra l'altro oggi parla "Belluno, storia di una Provincia dolomitica" serie di tre volumi editi dallo stesso ente.

Un manufatto, la stele funebre, che per segnare il valore di quell'uomo lo rappresenta in modo stilizzato con innumerevoli braccia proprio per definire la sua abilità e forza nonostante vivesse in una grotta di montagna a 500 metri di quota circa con tutte le difficoltà del caso, non avesse un fisico possente e fosse alto un metro e 70.

Nonostante l'indubbio valore paleo-archeologico, oggi il cacciatore di Sovramonte è 'ospite' dell'Università di Ferrara in attesa che gli esperti riescano ad estrarne e studiare il Dna. Per renderlo un po' meno invisibile al Museo Civico di Belluno esiste un calco in silicone della sepoltura che riproduce in dettaglio i resti del cacciatore la stele e gli altri oggetti trovati nella sua tomba mentre una copia minore è proprio a Sovramonte ma, pare, 'dimenticata' in un magazzino.

A guardare il corpo di quel giovane uomo si resta impressionati. E' stato scoperto per caso durante dei lavori di manutenzione stradale in una cavità alla sinistra del torrente Rosna nella valle di Cismon (da dove scende un altro corso d'acqua) e Villabruna (cui è stata dedicata la grotta della sepoltura) capì subito di che cosa si trattasse.

Il cacciatore venne sepolto con una serie di ciottoli e sassi di varie dimensioni che ne lastricavano la tomba. Tutti erano disegnati, rivolti verso il corpo, probabilmente a raccontare la vita e le gesta come estremo omaggio. Un solo sasso, il più grande e sagomato in modo rettangolare, era posto all'altezza delle gambe con il ritratto del cacciatore rivolto, però, all'esterno. "La tomba risulta così il solo caso in ambiente paleolitico dove si riscontra - dice Villabruna - una netta relazione tra ideazione, realizzazione e devozione di un complesso rituale artistico per una sepoltura".

Sotto il lastricato con la lapide, in una fossa, c'era il corpo con la testa rivolta a sinistra e coperto con delle pelli di cui rimangono solo brandelli con l'antro in cui era riparato cosparso di ocra rossa. Sotto di lui un letto probabilmente di aghi di pino e accanto al braccio sinistro, gli oggetti a lui cari come ossa di cervo, una sacca in pelle con gli utensili da lavoro, il coltello "a dorso" in selce, una ciotola dove preparare il propoli per curare le proprie ferite e pure delle conchiglie marine, forate, che probabilmente facevano parte di una sua collana.

Per Valbruna, a distanza di anni, c'è il desiderio di vedere premiato quel cacciatore con un suo museo proprio a Sovramonte, come accaduto per Oetzi o l'uomo di Mondeval, mentre si sta cercando, intanto, di recuperare la copia in magazzino nella cittadina bellunese da mettere in bella mostra in un locale pubblico che non a caso si chiama "On the road": sulla strada.


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