La ricerca condotta nella caverna
sudafricana Border Cave ha dimostrato che la cultura dell'uomo moderno è
più antica di 20.000 anni (fonte: Paola Villa, Università del
Colorado)
La cultura
dell'uomo moderno è nata molto prima di quanto si pensasse, ben 44.000
anni fa. Lo dimostrano i manufatti scoperti nella grotta Border Cave in
Sudafrica e analizzati da un gruppo internazionale al quale l'Italia
partecipa con l'università di Pisa. I risultati dello studio sono
pubblicati sulla rivista dell'Accademia delle scienze degli Stati Uniti,
Pnas.
La datazione dei reperti e dei resti organici rinvenuti ai piedi dei monti Lebombo a KwaZulu-Natal, vicino al confine tra Sudafrica e Swaziland, ha permesso di retrodatare di quasi 20.000 anni l'ultima fase dell'età della pietra e la nascita della cultura dell'uomo moderno. La conferma è arrivata dai manufatti prodotti dagli abitanti di questa antica caverna, incredibilmente simili a quelli del popolo africano San, i cosiddetti boscimani.
''Usavano adornarsi con uova di struzzo e monili fatti di conchiglie marine, e incidevano le ossa per fare i conti'', spiega Lucinda Backwell, dell'università sudafricana di Witwatersrand. ''Modellavano delle sottili punte di osso da usare come punteruoli e punte di freccia avvelenate. Una in particolare - precisa l'esperta - è decorata con una scanalatura a spirale riempita con l'ocra rossa, una decorazione molto simile ai segni usati dai boscimani per riconoscere le loro punte di freccia per la caccia''.
Nella grotta sono state trovate inoltre le tracce che testimoniano il più antico uso del veleno: in questo caso si tratta di una sostanza tossica estratta dai semi di ricino e impiegata per intingervi le punte di lance e frecce per la caccia. Sempre nello stesso sito archeologico sono presenti le tracce che provano l'uso più antico al mondo della cera d'api, qui impiegata insieme a una resina e a fibre vegetali per creare l'impugnatura degli utensili.
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